10 clamorosi fallimenti nell’industria tech

10 clamorosi fallimenti nell'industria tech

Alla base di grandi innovazioni ci sono sempre grandi idee. Ma il successo è tutt’altro che scontato ed anche le grandi idee possono portare a grandi fallimenti.

La vulnerabilità è la culla dell’innovazione, della creatività e del cambiamento.

Brené Brown

La citazione di Brené Brown suggerisce che la vulnerabilità non è solo inevitabile, ma anche fondamentale per il processo di crescita personale e professionale. Brown è una ricercatrice e autrice che ha focalizzato gran parte del suo lavoro sulla vulnerabilità, il coraggio, la vergogna e l’empatia, quindi questa citazione riflette gran parte delle sue idee fondamentali.

Secondo questa visione, la vulnerabilità è un ingrediente chiave per l’innovazione e il cambiamento. Quando ci apriamo alle nuove idee e prendiamo rischi, creiamo lo spazio per nuove possibilità. Questo può essere difficile perché la vulnerabilità spesso viene associata a emozioni come la paura e l’insicurezza. Tuttavia, è proprio in questo stato di apertura emotiva che siamo più propensi a esplorare, sperimentare e, infine, a innovare.

La creatività, in particolare, spesso richiede di mettersi in gioco, di tentare nuovi approcci e di essere disposti a fare i conti con i possibili fallimenti. Senza la disponibilità a essere vulnerabili, si potrebbe optare per soluzioni più sicure e meno innovative. In un contesto aziendale, ad esempio, la mancanza di vulnerabilità può portare a una cultura della conformità, dove le persone hanno paura di uscire fuori dagli schemi per paura del giudizio o del fallimento. In un contesto personale, evitare la vulnerabilità potrebbe significare non perseguire passione, relazioni o opportunità che potrebbero arricchire la nostra vita.

In sintesi, la citazione sottolinea l’importanza di abbracciare la nostra vulnerabilità come un prerequisito per il progresso e la crescita, piuttosto che vederla come qualcosa da evitare o sopprimere.

Alla ricerca dell’effetto wow

Moltissime aziende, ed in particolare quelle che vogliono differenziarsi dai competitor, sono in continua ricerca dell’effetto wow, ingrediente essenziale quando si parla di innovazione. Ma cosa è esattamente l’effetto wow? E’ un’espressione utilizzata per descrivere l’entusiasmo e lo stupore che un prodotto o un servizio genera quando supera nettamente le aspettative degli utenti grazie ad una nuova funzione rivoluzionaria piuttosto che una qualità sino ad ora inaspettata. In genere, si tratta di momenti in cui la tecnologia ci fa sentire come se avessimo appena fatto un salto nel futuro!

Quelli che seguono sono solo alcuni esempi di come la tecnologia possa sorprendere e incantare, oltrepassando continuamente i limiti di ciò che riteniamo possibile.

  • Primo iPhone – Quando Steve Jobs presentò l’iPhone, il mondo rimase a bocca aperta. Si trattava di un dispositivo che combinava un telefono, un iPod e un browser Internet, il tutto gestito da un’interfaccia touch intuitiva. Era qualcosa che nessuno aveva mai visto prima e creò un autentico effetto “wow”.
  • Google Earth – La prima volta che la gente ha potuto visualizzare qualsiasi luogo del pianeta dal proprio computer, grazie a Google Earth, è stato un momento di puro stupore. L’abilità di “volare” da una città all’altra e vedere immagini satellitari in alta definizione era qualcosa di impensabile per il grande pubblico prima di quel momento.
  • Realtà Virtuale – L’introduzione di sistemi di realtà virtuale come Oculus Rift ha anch’essa generato un effetto “wow”, permettendo alle persone di immergersi in mondi virtuali e vivere esperienze impossibili nel mondo reale.
  • Intelligenza artificiale ed assistenti vocali – La prima volta che Siri, Alexa o Google Assistant hanno compreso ed eseguito un comando vocale, molti utenti hanno provato un senso di meraviglia. L’idea che un dispositivo potesse non solo comprendere il linguaggio umano, ma anche eseguire azioni in base a esso, ha suscitato grande entusiasmo.
  • Blockchain e criptovalute – L’idea di una moneta digitale decentralizzata ha avuto un grande impatto quando è stata introdotta. La blockchain, la tecnologia alla base delle criptovalute, ha il potenziale di rivoluzionare non solo il sistema finanziario ma anche molti altri settori, creando un effetto “wow” nella sua audacia e portata.

Le ombre dell’innovazione

Nell’industria tecnologica, l’innovazione è la regina indiscussa. La corsa all’adozione di massa di nuove tecnologie spesso porta a episodi di successo eclatante, ma, altrettanto spesso, si traduce in fallimenti altisonanti. Oggi ci addentreremo nel cimitero delle innovazioni tecnologiche riportando 10 clamorosi fallimenti nell’industria tech. Non gli unici purtroppo.

Sony Betamax (1975)

Prima dell’era del digitale, Betamax e VHS combattevano per la supremazia nel mondo dei videoregistratori. Sony lanciò Betamax nel 1975, offrendo una qualità video superiore rispetto al VHS. Tuttavia, nonostante la superiorità tecnica, Betamax perse la guerra del formato.

Il motivo? Molti, tra cui il prezzo più elevato, la minor durata della registrazione e il mancato supporto da parte di altre aziende. Sony cessò la produzione di videoregistratori Betamax nel 2002 e la sua sconfitta è stata un caso studio nel marketing per decenni.

Apple Lisa (1983)

Nel 1983, Apple stava vivendo il suo momento d’oro. Con il lancio del Macintosh all’orizzonte, l’azienda rilasciò prima Lisa, una macchina rivoluzionaria per l’epoca, con una spettacolare interfaccia grafica utente (GUI) ed un mouse. Ed il prezzo? Una somma spropositata: ben $9,995. In termini odierni, parliamo di circa $25,000! Non sorprende che Lisa non sia mai stata un successo in termini di vendite.

Punti di forza come la sua interfaccia utente intuitiva furono offuscati da un hardware poco performante e un costo proibitivo. Per l’utente medio, era semplicemente inaccessibile. Nonostante gli sforzi per rilanciarla, Lisa fu ufficialmente ritirata nel 1986, e rappresenta uno dei capitoli più costosi e meno riusciti nella storia di Apple.

IBM PCjr (1984)

Non molto tempo dopo il fallimento di Lisa, IBM cercò di entrare nel mercato dei PC domestici con il suo PCjr. Lanciato nel marzo 1984, prometteva compatibilità con l’IBM PC e intendeva offrire una versione più accessibile e domestica di un computer.

Ma ahimè, IBM fallì miseramente nel tentativo. La tastiera era una sorta di “chiclet”, con una disposizione scomoda e poco pratica. Inoltre, il prezzo rimaneva elevato per un prodotto che doveva essere “popolare.” Fu ritirato dal mercato nel 1987, concludendo un altro capitolo triste nell’annale dei fallimenti dell’industria tech.

Apple Newton (1993)

Prima dell’iPhone e dell’iPod c’era l’Apple Newton. Lanciato nel 1993, Newton era un dispositivo che cercava di prevedere il futuro degli assistenti digitali personali (PDA). Con il suo schermo tattile e le capacità di riconoscimento della scrittura a mano, sembrava venire direttamente da un film di fantascienza.

Ma anche qui, i sogni furono più grandi della realtà. Il dispositivo era ingombrante e pesante, e il riconoscimento della scrittura era notoriamente imperfetto. Nel 1998, Steve Jobs decise di chiudere il progetto, optando invece per concentrarsi su prodotti più promettenti.

Microsoft Bob (1995)

Siamo nel 1995. Windows 95 è alle porte, e Microsoft decide di sperimentare un’interfaccia utente alternativa chiamata “Microsoft Bob.” Pensato per rendere il computer più accessibile ai non esperti, Bob offriva un’interfaccia amichevole ispirata ai cartoon.

Sebbene l’idea di un’interfaccia utente più accogliente potesse sembrare valida, il problema era che Bob risultava ridicolo e poco pratico per chiunque avesse già una conoscenza di base del computer. La sua morte fu rapida; nel 1996, Microsoft chiuse il progetto. L’unica eredità di Bob è quella di essere un monito per i progettisti: “user-friendly” non significa certo “ridicolizzare”.

WebTV (1996)

WebTV fu un tentativo audace di portare internet direttamente nei salotti delle persone attraverso i loro televisori. Lanciata nel 1996, questa startup fu poi acquistata da Microsoft e rinominata MSN TV. L’idea era interessante: usare un dispositivo per la TV ed un telecomando per navigare in rete.

Ma la realtà fu molto meno entusiasmante. La connessione era lenta, l’interfaccia utente goffa e i costi non accessibili. Alla fine, MSN TV fu ritirata dal mercato nel 2013, sopravvissuta da una miriade di dispositivi più versatili e performanti.

Segway (2001)

Lanciato il Segway nel 2001, doveva rivoluzionare il concetto di spostamento. Ricordate la promessa di “sostituire l’auto”? Beh, non è esattamente andata così. Nonostante la sua tecnologia impressionante e le potenzialità, il Segway non ha mai realmente avuto successo.

Il prezzo era proibitivo per la maggior parte delle persone, e le limitazioni legislative resero difficile utilizzarlo in molti luoghi pubblici. Nel 2020, la produzione del Segway PT fu ufficialmente terminata, segnando la fine di un’era e di una grande promessa mai mantenuta.

Microsoft Zune (2006)

Nel 2006, Microsoft decise di sfidare l’iPod di Apple con il suo lettore multimediale Zune. Ma nonostante un design elegante e alcune funzionalità innovative come il “social sharing” delle canzoni, Zune non riuscì mai a competere con l’iPod.

Le ragioni sono molteplici: dal timing sbagliato al software meno intuitivo, fino alla mancanza di un “ecosistema” di prodotti come quello di Apple. Nel 2011, Microsoft smise di produrre nuovi dispositivi Zune ed il suo fallimento rimane un monito su quanto sia difficile competere in un mercato praticamente “monopolizzato”.

Google+ (2011)

Nel 2011, Google lanciò la sua piattaforma di social networking, Google+. Malgrado l’ambizione e le risorse messe in campo, non riuscì mai a diventare una seria minaccia per Facebook. La piattaforma era complicata, poco intuitiva e non offriva abbastanza incentivi per “allontanarsi” da altri social network.

Nel 2019, Google+ fu ufficialmente chiuso, anche a causa di preoccupazioni relative alla privacy degli utenti. Rimane uno dei fallimenti più eclatanti di Google, una prova che anche i giganti del tech possono inciampare.

Google Glass (2013)

Forse uno dei fallimenti più noti degli ultimi anni è stato Google Glass. Lanciato nel 2013, doveva essere il futuro della realtà aumentata. Ma invece, divenne sinonimo di invasione della privacy.

Nonostante le applicazioni potenzialmente rivoluzionarie, il prezzo elevato e le questioni etiche sollevate da un dispositivo che poteva registrare video in qualsiasi momento resero Google Glass impopolare. Anche se Google non ha ufficialmente “ritirato” il prodotto, la versione consumer è stata accantonata, e Google Glass è oggi più un oggetto da collezione che un prodotto di massa.

Quanto è lunga la lista?

Questi sono solamente alcuni esempi di idee geniali che non hanno trovato spazio sul mercato. Ma non sono le uniche… Il mini-disk di Sony, il Fire Phone di Amazon, Il PlayBook di Blackberry si aggiungono ad una lista infinita di chi sogna di disegnare il futuro ma non sempre riesce.

Techaways

Nell’industria tech, i fallimenti possono insegnare tanto quanto il successo. Che si tratti di prezzo, prestazioni, usabilità o semplicemente di tempismo, i prodotti precedentemente riportati rappresentano esempi illuminanti di come anche le idee più promettenti possano fallire se non calibrate correttamente sul mercato. Tutti i fallimenti sono capitoli di un libro in continua scrittura, un libro che, speriamo, le aziende continueranno a leggere con attenzione!

Torna in alto