Tecnologia? No grazie!

Technology? No thanks! Tecnologia? No grazie!

Ovviamente il titolo è una provocazione. Da appassionato di tecnologia da sempre e con più di quindici anni di esperienza professionale in ambito digital considero la tecnologia parte integrante della mia vita quotidiana e non sono il solo: oggi siamo immersi e sommersi dalla tecnologia a prescindere da ceto sociale, professione, passioni personali.

Partiamo da un esempio pratico ovvero lo smartphone. Tutti ne abbiamo almeno uno ed i modelli base che troviamo sul mercato, al di là del brand, hanno delle caratteristiche veramente avanzate. Le fotocamere riescono a scattare foto con una qualità elevatissima tanto da aver sostituito le macchine fotografie compatte e reflex per una quota significante di consumatori. Ma quanti utilizzatori conoscono le caratteristiche della propria fotocamera e ne sfruttano appieno le potenzialità? Probabilmente pochi… Personalmente ho un iPhone di ultima generazione che mi ha attratto molto per la propria fotocamera ma che di fatto ho utilizzato negli ultimi 3 anni per scattare foto ai miei figli in ambienti chiusi a distanza ravvicinata.

Perché allora rincorriamo l’ultimo modello di smartphone in maniera così ossessiva?

Il primo iPhone ha creato una rottura con il passato: una innovazione radicale poiché il telefono non era più solamente un mezzo di comunicazione e non aveva più la tastiera fisica!

Presentazione del primo iPhone nel 2007

Oggi al contrario, osserviamo delle innovazioni incrementali e periodiche spesso al limite della banalità ma a livello emozionale le viviamo con grande intensità. Siamo bombardati da attività di marketing che attraverso i diversi canali di comunicazione, tecniche di comunicazione sempre più sopraffine ed una quantità enorme di dati creano un bisogno irrefrenabile che ci porta all’acquisto continuo di tecnologia.

A questo punto la domanda da farsi è una sola: a cosa mi serve la tecnologia?

Questa domanda è realmente importante poiché la tecnologia non è un valore in se ma un mezzo per creare valore. Pensiamo ad esempio agli smartwatch per i quali individuo tre macro aree di interesse:

  • Tendenza – sono sempre molto più diffusi fra diverse categorie di consumatori. Alcuni modelli rappresentano uno status symbol come già visto per gli smartphone qualche anno prima
  • Integrazione con lo smartphone – tantissime funzionalità estese come ad esempio (non esaustivo) la lettura delle notifiche, la possibilità di rispondere a una chiamata, l’invio di un messaggio di risposta veloce
  • Monitoraggio della salute e dell’attività fisica – controllo continuo del battito cardiaco (in alcuni casi certificato ECG) e del proprio stile di vita con continui suggerimenti su come migliorarlo in tutti i suoi aspetti

Se fate una statistica sulle persone che conoscete vedrete che la maggior parte di esse ricade nella prima o seconda area mentre nella terza troverete sicuramente gli sportivi e qualcuno realmente interessato a migliorare lo stile di vita anche con piccoli passi giornalieri.

Non solamente un tema relativo al settore consumer…

Se sino ad adesso abbiamo parlato dell’ambito consumer lasciatemi dire che le stesse considerazioni sono valide anche in ambito professionale. Pensiamo ad esempio allo sviluppo di codice: in alcuni casi l’approccio è così estremo che la figura dello sviluppatore può essere paragonata ad un eccellente artigiano che deve creare tutto con le proprie mani. Ma oggi le tecnologie no-code e low-code permettono un approccio meno verticale e super dettagliato che consente di ottenere un bilancio costo/benefici più vantaggioso con una serie di compromessi che nella maggior parte dei casi non sarà così importante. Per una introduzione a questo tema rimando al nostro articolo. Ma ho veramente la necessità si lavorare sull’ultimo linguaggio di programmazione costruendo tutto da zero e impiegando del tempo non indifferente per arrivare al prodotto finale? Sicuramente il tempo è danaro e basare la propria strategia sulla tecnologia poiché affascinati da essa pendendo di vista il valore che volgiamo generare si trasforma in un gioco pericoloso soprattutto oggi dove tutto si muove in maniera veloce, fluida e dinamica.

Il beneficio numero uno dell’ information technology è che consente alle persone di fare ciò che desiderano fare. Permette alla persone di essere creative. Permette alla persone di essere produttive. Permette alle persone di imparare cose che non pensavano di poter imparare prima, e quindi in un certo senso è tutta una questione di potenziale.

Steve Ballmer

Democratizzazione, convergenza e conclusioni

Questi tre casi evidenziano come la netta storica divisione fra tecnologia e tutto il resto si sia ridotta nel tempo sino a diventare quasi inesistente. Grazie alla democratizzazione della tecnologia oggi osserviamo una convergenza che non è relegata a un settore o un consumatore specifico e che porta valore in diverse forme pur soffrendo di effetti collaterali nella quasi totalità dei casi difficilmente evitabili. Un esempio tangibile è la comunicazione sui canali digitali che ha velocizzato la diffusione delle notizie, incrementandone la quantità e la qualità ma introducendo in maniera considerevole fake news e movimenti ideologici sempre più al centro di fatti di cronaca, purtroppo, non gradevoli.

In conclusione, mi sento di dire: tecnologia si, ma sempre con consapevolezza e spirito critico a trecentosessanta gradi!

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