Il metodo Bullet Journal: il miglior modo analogico per restare organizzati nell’era digitale

Il metodo Bullet Journal: il miglior modo (analogico) per restare organizzati nell'era digitale

Quasi ogni giorno, cadiamo nella trappola di un’apparente produttività. Noi crediamo di essere produttivi invece riempiamo la nostra agenda, non solo lavorativa, con una miriade di piccole attività non essenziali. Non facciamo altro che essere semplicemente occupati. Mi sono sempre ritenuto una persona mediamente organizzata ed efficiente sul lavoro ma nel corso degli ultimi anni ho trovato sempre più difficile concentrarmi sulle scadenze perché c’è sempre qualcosa di urgente che finisce per monopolizzare il mio tempo. Inoltre, anche nella sfera privata, le incombenze non sono mai piacevoli. La bollette da pagare, la TARI, la riunione di condominio, la spesa da fare e chi più ne ha più ne metta. Sfido chiunque a trovarle piacevoli ed appassionanti! Ricordare tutto ciò che si deve fare è molto difficile se non addirittura impossibile. Serve disciplina e possibilmente un metodo valido che ci aiuti ad organizzare meglio il nostro tempo.

Tutta colpa della memoria selettiva

Anche definita amnesia selettiva, si tratta di una vera e propria caratteristica che il nostro cervello usa per proteggersi da un overflow di informazioni. In particolare, quando un evento o un dettaglio non è per noi particolarmente significativo o anche solo piacevole, il nostro cervello lo etichetta come superfluo e possibilmente lo elimina per fare spazio ad altro. Siamo costantemente bombardati da un’infinità di stimoli al secondo e memorizzarli tutti non solo è impossibile ma potenzialmente deleterio per il nostro cervello perché rischieremmo letteralmente di friggerlo. Ecco che scatta questo meccanismo di difesa che cerca di eliminare il superfluo. Esistono tuttavia diverse tecniche che ci consentono di allenare la memoria e sono tutte riconducibili all’associazione tra ricordo e stimolo fisico. Si chiama cinestesìa. Vi è mai capitato che un odore, un suono o un colore riportino alla memoria un ricordo che non credevate di avere? È la fisicità di uno stimolo che riporta alla memoria un ricordo e questa connessione è alla base di tecniche quali quella del palazzo della memoria o dei loci.

La risorsa che scarseggia di più sul nostro pianeta non è il silicio.

Ne abbiamo parlato in questo articolo, in cui abbiamo analizzato i limiti di questo materiale così usato eppure così scarso, passando in rassegna le più recenti innovazioni tecnologiche tese a sostituirlo. No, la risorsa più scarsa è… il tempo! Abbiamo già detto che siamo bombardati da stimoli diversi ogni secondo, viviamo una vita iperconnessa e piuttosto frenetica. Quindi sì, il tempo non è mai abbastanza. Occorre trovare un modo per sfruttarlo al meglio, organizzando le nostre giornate per dedicarci a ciò che realmente conta per noi, i nostri cari e i nostri obiettivi personali e professionali. Uno degli ostacoli che si frappongo tra noi stessi e il raggiungimento di una vera, appagante produttività è rappresentato dalla difficoltà di discernere coscientemente quali sono le attività che realmente ci fanno fare un piccolo passo in avanti verso i nostri obiettivi. Che sia una forma fisica migliore, il cambiare casa o un percorso di alta formazione, non è pensabile conseguirlo in un giorno solo. D’altronde, come si dice, Roma non fu costruita in un solo giorno. Più lungo è il percorso, più questo è irto di ostacoli e soggetto alle dinamiche del tempo. E sembra che il cosmo attenti ai nostri obiettivi personali presentandoci tutta una serie di nuove attività o incombenze da portare a termine, sia a lavoro sia nella vita privata. E tutte sembrano urgenti. Ma la vera domanda è, lo sono davvero?

Concetrati su ciò che è veramente importante

“Ciò che è importante raramente è urgente e ciò che è urgente raramente è importante”


Dwight Eisenhower

È una frase apparentemente attribuita al generale Dwight Eisenhower, generale e 34° presidente degli Stati Uniti d’America negli anni ’50, ed è alla base del lavoro di Stephen Covey presentato nel libro The 7 Habits Of Highly Effective People. In questo libro, Covey introduce quella che è oramai nota come matrice di Covey o di Eisenhower. Un metodo per ordinare le priorità distinguendo ciò che è urgente da ciò che è superfluo, classificando le attività giornaliere in base al loro grado di urgenza e/o importanza. Ne abbiamo parlato in questo articolo, se volete approfondire l’argomento.

Un po’ di consapevolezza

C’è chi ha semplicemente necessità di rivedere il modo in cui gestisce e organizza il proprio tempo e c’è chi ha addirittura difficoltà nell’apprendimento o nella concentrazione. È quest’ultimo il caso di Ryder Carrol, un product designer e grafico statunitense che, per ovviare ai propri deficit e far fronte alla sempre più pressante necessità di organizzare e ottimizzare le proprie giornate, ha inventato un metodo noto come Bullet Journal, descritto efficacemente nel libro The Bullet Journal Method.

Ma non dovevamo parlare di Bullet Journal?

Ebbene sì, abbiamo solo sfiorato l’argomento Bullet Journal in questa prima parte dell’articolo, in cui abbiamo introdotto il contesto da cui trae spunto il metodo, uno strumento validissimo per ottimizzare il tempo a disposizione che è sempre scarso e che tendiamo a occupare con attività non importanti al solo scopo di sentirci occupati. Nella seconda parte, che pubblicheremo a breve, entreremo invece nel vivo del metodo, descrivendone le caratteristiche e portando anche qualche esempio concreto di come si organizza un Bullet Journal.

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