Si parla di Digital Trasformation quasi sempre in riferimento al mondo aziendale, ma lo stesso discorso può essere fatto anche per l’amministrazione pubblica e per il sistema Paese nel suo insieme. A questo scopo la Commissione Europea, a partire dal 2014, misura il livello di digitalizzazione dei Paesi membri, pubblicandone i risultati nell’indagine annuale dal titolo “Digital Economy and Society Index”. Questa indagine si basa sull’analisi di 4 dimensioni fondamentali, a loro volta poi suddivise poi in sotto-indicatori:
- Competenze digitali (human capital)
- Infrastrutture di connettività (connectivity)
- Digitalizzazione delle aziende (integration)
- Digitalizzazione dei servizi pubblici (digital public servicies)
E cominciamo subito con le cattive notizie: l’Italia si colloca al 20° posto su 27 Paesi con un punteggio pari a 45,5 contro il punteggio medio EU di 50,7. L’anno scorso il nostro Paese figurava in 25° posizione, purtroppo l’avanzamento in classifica non deriva da particolari iniziative ma solo da una ridefinizione degli indicatori e dei criteri di calcolo.
La situazione peggiore si registra sul livello e la diffusione delle competenze digitali, che sono fortemente carenti e sui cui siamo 25mi nella classifica davanti solo a Romania e Bulgaria. Nel corso del 2020 sono partite alcune iniziative di alfabetizzazione ma o non sono sufficienti o richiedono più tempo del previsto per dare risultati. La pandemia ha paradossalmente accelerato il processo di alfabetizzazione digitale in tutto il mondo, Italia compresa, ma nemmeno questo è stato sufficiente per farci fare guadagnare posizioni rispetto agli altri.
Anche sulla qualità e diffusione delle infrastrutture per il digitale l’Italia è al di sotto della media europea. Il piano della banda larga ha avuto notevoli rallentamemti già prima del Covid e l’obiettivo di “1 Gbps per tutti entro il 2026” appare piuttosto lontano. I piani dello sviluppo della banda larga e del 5G ci sono ma i tempi di implementazione e adozione temiamo che saranno ancora lunghi e pieni di ostacoli sul loro cammino.
La situazione è decisamente più rosea per quanto riguarda l’integrazione del digitale nelle aziende, in cui occupiamo la 10ma posizione in classifica (non che questo significhi fare salti di gioia…) e siamo finalmente sopra la media EU. Questo grazie principalmente alla altissima diffusione della fatturazione elettronica e dell’utilizzo delle tecnologie cloud, che si sono affermate anche grazie alla spinta del Governo per il ripensamento di alcuni processi di business anche delle piccole e medie imprese. La situazione non è altrettanto rosea se si prendono in esame altre tecnologie come l’intelligenza artificiale e i big data.
Analizzando infine il livello di digitalizzazione dei servizi pubblici, l’Italia ache qui deve rincorrere ma con un ritardo non troppo marcato, grazie agli investimenti che sono stati fatti negli ultimi anni per l’e-government, purtroppo penalizzati dallo scarso utilizzo che i cittadini fanno dei nuovi servizi (e ci ricolleghiamo al tema delle competenze digitali). I risultati migliori si rilevano nell’utilizzo dei servizi pubblici digitali per le imprese e degli open data.
Considerazioni finali
C’è ancora molto da fare, soprattutto dal punto di vista culturale! Il Governo è attivo su tutti i fronti e ha definito strategie e piani d’intervento, che però non sono sufficienti finchè non diventano azioni concrete ed efficaci in grado di incidere. Le risorse messe in campo dall’Europa a seguito della crisi generata dalla pandemia sono un’ulteriore opportunità per colmare la distanza rispetto all’obiettivo e soprattutto per accelerare anche sulla transizione sostenibile. Per cui dipende tutto da noi.