Trasformare i buoni propositi in risultati

Trasformare i buoni propositi in risultati

Non siamo i nostri obiettivi, ma la somma delle nostre abitudini.

James Clear

Inizio dell’anno, tempo di buoni propositi!

Aprire il cassetto dei propri sogni o più semplicemente dichiarare di volersi impegnare in qualcosa di nuovo è sempre un momento positivo ed energizzante. Già i Babilonesi, 4.000 anni fa, erano soliti dedicarsi alla definizione di nuovi obiettivi personali con l’occasione del nuovo anno.

Questa usanza è stata mantenuta fino ai giorni nostri ma la sincera volontà di impegnarci per diventare la versione migliore di noi stessi si scontra all’atto pratico con un’altissima percentuale di fallimento, a dispetto anche dell’altisonanza degli obiettivi che scegliamo (carriera, salute, ricchezza, viaggi intorno al mondo, …)

Secondo Business Insider, il 92% non raggiunge gli obiettivi a fine anno e di questi 80% abbandona già dopo sole 6 settimane.

Perché si fallisce

Le ragioni che determinano percentuali così alte nel mancato raggiungimento dei propri obiettivi personali sono principalmente a 3 livelli.

Motivazione debole

Se hai scelto degli obiettivi ma non sei andato davvero a fondo su quello che desideri davvero, sul perchè lo desideri, rischi di impegnarti in qualcosa che non è nelle tue corde, con conseguente e rapida perdita dell’entusiasmo iniziale e del mordente.

Quando il perché è molto forte, il come si trova.

Antonino Davì

Strategia debole

Hai chiaro cosa vuoi raggiungere, ma non hai messo a fuoco il come fare a raggiungerlo, quale sentiero intraprendere tra quelli sulla mappa e per quali ragioni specifiche proprio quel sentiero.

Tutti possono vedere le mie tattiche, nessuno può conoscere la mia strategia.

Sun Tzu, L’arte della guerra

Piano debole

Hai scelto gli obiettivi, hai chiara la strategia, ma non hai il metodo e quella perseveranza quotidiana che servono a trasformare i tuoi comportamenti in abitudini, quelle che fanno risparmiare tante energie cognitive al tuo cervello.

There is a difference between knowing the path and walking the path.

Neo in Matrix

È pertanto necessario capire come funzioniamo biologicamente per dare una risposta efficace a tutti i livelli del problema.

Cosa dice la scienza

Innumerevoli studi scientifici, in particolare test neurologici condotti sugli animali, hanno permesso di capire i complessi meccanismi alla base del funzionamento del cervello, compreso quello umano.

Nel suo libro “Piccole abitudini per grandi cambiamenti“, James Clear riprende un saggio precedente di Charles Duhigg – che sintetizza i risultati di queste ricerche – e completa il cosiddetto ciclo dell’abitudine, composto da 4 fasi che il nostro cervello attraversa quando costruisce una nuova routine:

  • Segnale (ciò che fa scattare automaticamente un desiderio);
  • Desiderio (la motivazione che mi spinge);
  • Reazione (il comportamento messo in atto);
  • Gratificazione (la soddisfazione del desiderio iniziale e rinforzo biochimico al comportamento).

Una nuova abitudine può nascere solo se queste fasi vengono ripetute tutte e in sequenza per un periodo di tempo sufficientemente lungo (da 2 settimane a 2 mesi).

Ecco un esempio concreto del ciclo dell’abitudine. Se voglio dedicarmi alla meditazione 10 minuti tutti i giorni:

  1. Imposto la sveglia al mattino presto (segnale evidente);
  2. Come suoneria uso la mia canzone preferita (desiderio);
  3. Preparo il tappetino e il giusto outfit già la sera prima (facilità di reazione);
  4. Metto da parte 5 euro per le vacanze per ogni sessione di meditazione completata (gratificazione).

Il ciclo dell’abitudine può essere una trappola che ci tiene ancorati al nostro status quo oppure, se sfruttato consapevolmente, può essere la via per intraprendere con efficacia un percorso di crescita personale.

Cosa fare in pratica

Ora che abbiamo maggiore consapevolezza di determinati meccanismi del nostro cervello, passiamo all’azione seguendo questi passi:

  • Definiamo un obiettivo;
  • Scomponiamolo in piccoli propositi;
  • Fattibili ovunque ti trovi;
  • A cui dedicare al massimo 5 o 10 minuti al giorno per ciascuno, tutti i giorni, per farli diventare una routine.

Facciamo anche un esempio pratico per capire meglio le differenze tra i diversi concetti e come applicare il metodo:

Obiettivo: tornare in forma.

Proposito: voglio allenarmi 10 minuti al giorno.

Routine: mi alleno 10 minuti al giorno 6 giorni su 7, anche quando sono in trasferta di lavoro.

Considera anche l’importanza di:

  • Definire massimo 3 routine alla volta (ogni 3 mesi circa possiamo aggiungerne di nuove);
  • Scrivere tutto per prendere un impegno con noi stessi, lasciando il foglio in un luogo molto visibile;
  • Tracciare settimanalmente i progressi;
  • Premiarci sempre per i successi raggiunti.

Questa modalità ci permetterà di far diventare il nostro proposito qualcosa che il cervello vuole fare in automatico, senza pensarci troppo, e alla fine il tempo che riusciremo a dedicare all’allenamento sarà ben più dei 10 minuti programmati.

Conclusioni

Le abitudini sono comportamenti che mettiamo in atto in modo automatico e ripetitivo, così da risparmiare energie cognitive ed essere efficaci in tempi rapidi, applicando la soluzione o decisione già sperimentate.

Sarà capitato anche a voi di svegliarvi in una giornata no e, in uno stato di semi-coscienza, guidare fino all’ufficio (destinazione abituale), scendere dall’auto e poi chiedervi: “Ma chi ha guidato fin qui? Ero io alla guida e quasi non me ne rendevo conto”.

Questa è la forza delle abitudini!

Gli obiettivi si raggiungono. I buoni propositi si mantengono.

Gretchen Rubin nel libro The Happiness Project.

E per essere mantenuti, devono diventare routine ben fissate nel nostro encefalo, il luogo dove vengono automatizzati i nostri comportamenti.

Questa è la strada per portare avanti con successo il miglioramento personale. E ogni momento è quello buono, non solo l’inizio dell’anno, per sviluppare nuove buone abitudini e abbandonare quelle cattive!

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